mercoledì 10 febbraio 2016

Turtles: l’onda oscura degli A Violet Pine

La recensione di Turtles, il secondo lavoro in studio degli A violet Pine, band che si divide tra Bergamo, Milano e Barletta











“As turtles shelter themselves from dangerous smiles, I shelter myself from this dangerous life”
(Così come le tartarughe si proteggono dai sorrisi pericolosi, così io mi proteggo da questa vita pericolosa)
Il fascino del lato oscuro ti prende poco alla volta, di soppiatto, un po’ quando meno te lo aspetti. Come di giovedì pomeriggio, ad esempio. Per la terza volta di fila mi approccio all’ascolto di Turtles, il secondo disco in studio degli A Violet Pine, band a metà strada tra Barletta e Bergamo, per capire finalmente che è questo l’ascolto che stavo cercando.
Perché Turtles in realtà si presenta all’orecchio come una struttura monolitica densa e difficilmente penetrabile. La densità delle texture si muove come molle gelatina, ed ha bisogno del suo tempo. Si appiccica con movimenti lenti dalle dita dei piedi e muove la sua strada verso l’alto. E dopo ogni passo che le lasci fare, il tuo scetticismo, la tua chiusura e la tua tranquillità cominciano a vacillare.
Lasciato il dovuto tempo alla sostanza densa e viscosa, non può che entrarti nei polmoni, adagiandosi sul letto molle delle considerazioni e delle velleità. La sostanza ti porta all’interno di una forte esperienza intima, solitaria, personale.
Il sound di questo lavoro trasuda dark wave anni ’80, senza però scadere nell’essere un epigone dei tempi che furono. La band cita tra le influenzeThe CureMorphineMassive Attack, ma in questo lavoro ci sono più di ogni altra cosa la potenza espressiva e la sobria incisività di Mark Lanegan. Il cantato di Beppe Procida rimane costantemente greve, titanico. Una guida costante nel corso di tutto l’ascolto.
I testi anche sono degni di nota in questo lavoro: chiusi e molto ermetici, profondamente carichi di scetticismo nichilista, riescono ad avere picchi di bellezza poetica affatto comuni di questi tempi (uso questa espressione per non usarla mai più), anche con la loro pronuncia pesantemente maccheronica.
The moon has been turned off 
I’ve swallowed the absence of my body 
to get drunk on my heart
to find myself devoid of any fate
(La luna è stata spenta
Ho ingoiato l’assenza del mio corpo
Per ubriacarmi del mio cuore
Per trovarmi privato di ogni destino)
Sicuramente non è un disco per tutti. E questa è solo che una nota positiva, perché i dischi “per tutti” sono abbastanza inutili dato che parlano a tutti, senza colpire l’intimità di nessuno.
Questo che ho recensito è un disco molto bello, finalmente. Ci sono difetti qua e là, ma per una volta, la mole dei fattori positivi li rende piccoli piccoli. Arrivati a questo punto è anche fastidioso notarli.
Adesso capirò cosa mi sia successo, ma nel frattempo, cari Beppe, Pasquale e Paolo, bravi.
Ciappatevi quattro belle stelline, ve le siete meritate.
Per quello che possono valere.

https://www.bebeap.it/25553-turtles-a-violet-pine.html   
    

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